Una firma per lo Sbilf

Diciamolo così, senza giri di parole: lo Sbilf sta per chiudere.

Ci riguarda? Possiamo permetterci che accada?
 
Un passo indietro. Cos’è lo Sbilf? Il nome singolare di folletto può trarre in inganno: trattasi infatti di creatura plurima e plurale. Una rete di scuole nata nel 2006 che tiene insieme 10 istituti scolastici situati in un territorio, quello dell’Alto Friuli, che sappiamo essere impervio e scollegato. Li tiene insieme e in qualche modo li avvicina attraverso attività di formazione dei docenti e attraverso l’ideazione di prodotti culturali da far entrare nelle classi, da quelle cittadine fino ai minuscoli plessi di montagna.
A parlare una lingua più chiara, paradossalmente, ancora una volta sono i numeri. Dal momento della sua nascita, lo Sbilf ha realizzato, grazie al contributo di insegnanti e dirigenti di tutto il territorio coperto dalla rete:
  • 4 seminari proposti all’inizio dell’anno scolastico su tematiche di importanza strategica per chi fa scuola, con relatori di assoluto rilievo e con la partecipazione di 2.000 insegnanti di ogni ordine e grado;
  • oltre 30 workshop per conoscere  e sperimentare  buone pratiche di insegnamento; 
  • più di 10 iniziative di formazione sulle nuove tecnologie e sui nuovi media (dalle LIM ai programmi di video editing passando per i tablet);
  • 2 percorsi di formazione sul Cooperative Learning e LIM secondo un’innovativa metodologia mista di ricerca: analisi della letteratura, ricerca-azione, verifica e sperimentazione sul campo;
  • 150 laboratori nelle classi con testimonianze di scrittori, giornalisti, magistrati, attori, cantautori, volontari di organizzazioni umanitarie;
  • 6 consigli comunali dei ragazzi in collaborazione con le amministrazioni coinvolte, preceduti da attività di formazione per i docenti e raccontati dagli stessi protagonisti attraverso un blog (ccragazzi.wordpress.com);
  • circa 1.500 ore innovative di gioco-lezione nelle classi aderenti al progetto Mind Lab con il coinvolgimento di oltre 1.000 alunni e 90 insegnanti in due anni scolastici;
  • un seminario interamente dedicato alle difficoltà e ai disturbi specifici dell’apprendimento con un workshop rivolto ai genitori e workshop paralleli per i docenti con la condivisione di buone prassi;
  • incontri per approfondire le tematiche dei DSA e degli alunni BES con il coinvolgimento delle famiglie; collaborazioni con l’AID (Associazione Italiana Dislessia) di Udine per l’attuazione del doposcuola a Tolmezzo (progetto  risultato di estrema importanza per alunni, famiglie e docenti);
  • un numero imprecisato di eventi pubblici per bambini, ragazzi e adulti: dibattiti, concerti, spettacoli teatrali, mostre;
  • una piattaforma di lavoro on-line Moodle con 9 aule di lavoro rivolte ai docenti per corsi di formazione in modalità blended e per progetti;
  • decine di classi virtuali con Edmodo e Moodle per le scuole primarie e secondarie.
Centinaia di ore rivolte alla formazione di docenti e ragazzi senza alcuna ricaduta economica sul bilancio delle scuole. Un’attenta e oculata progettazione ha infatti permesso di accedere a finanziamenti nazionali e regionali, segno tangibile del riconoscimento della qualità dei progetti di ampio respiro con ricadute a breve medio e lungo termine sulla qualità dell’insegnamento nelle nostre scuole.
Una considerevole mole di lavoro, dentro e a fianco delle normali attività didattiche. Un lavoro sicuramente perfettibile, ma che ha il pregio di aver intercettato alcune linee guida che difficilmente potranno essere in futuro disattese dalle scuole:
  1. Il lavoro in rete, la condivisione delle conoscenze e degli strumenti. È ormai evidente, inoltre, che nella distribuzione delle risorse pubbliche i progetti concepiti in rete hanno la meglio su quelli ideati dai singoli istituti.
  2. Le tecnologie nella didattica. La rete Sbilf, fin dalla sua nascita, ha incentivato l’introduzione delle tecnologie nella scuola: dalle classi virtuali, ai WebQuest, dal podcast al video fino alle LIM e ai tablet.
  3. Il coinvolgimento del territorio. Lo Sbilf ha saputo dialogare con tutti gli attori del tessuto sociale dell’Alto Friuli. Con il progetto Strade di Cittadinanza ha contribuito a diffondere culture e pratiche di convivenza e di accoglienza.
  4. Quali sono i rischi concreti che corre lo Sbilf?
La rete coinvolge direttamente centinaia di professionalità docenti. Non vive tuttavia senza l’indispensabile funzione di coordinamento garantita grazie al semi-esonero di un insegnante. Sono troppe le attività in cantiere, troppo grande il territorio coinvolto dalle varie iniziative. Oggi quel semi-esonero sembra non rientrare più nei piani dell’Ufficio Scolastico Regionale e probabilmente finirà tagliato come un ramo marcio e sterile, improduttivo.
Lo Sbilf è di tutti gli istituti dell’Alto Friuli, dei dirigenti, degli insegnanti e degli alunni che si riconoscono in questo folletto. 
Per noi insegnanti è dentro ma è anche fuori il nostro ambiente di lavoro. Ci costringe a metterci in discussione, a guardare più lontano, a confrontarci. Ha un’innata propensione per gli scambi, lo Sbilf, e ama le buone idee che rimbalzano da una scuola all’altra.
Lo Sbilf ha permesso alle scuole dell’Alto Friuli di incontrarsi e condividere esperienze e problematiche, ma soprattutto di farlo INSIEME.
Ti chiediamo quindi di firmare questo appello affinché lo Sbilf possa proseguire il suo lavoro al servizio della tua scuola così come di tutte le altre scuole della rete, e ciò potrà avvenire SOLO se lo chiediamo tutti INSIEME.
 

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